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La vita in un attimo
Era una nebbiosa mattina d’inverno, quando Andrea si recò in ospedale per ritirare i risultati .
Da tempo non si sentiva troppo bene e, seguendo il consiglio della moglie, si era finalmente deciso a malincuore a fare dei controlli: non sopportava, infatti, l’odore dell’ospedale, gli aghi, i camici bianchi… per non parlare di quelli verdi!
Era tranquillo, era certo di non aver niente e riteneva che il suo malessere fosse dovuto solo all’età e alla brutta stagione.
Fu, quindi, per lui un colpo al cuore quando gli sembrò di capire, dal resoconto delle analisi che la sua vita era in pericolo.
Ritenne allora di non comprendere bene cosa c’era scritto e si recò dal suo medico nella speranza di ricevere la smentita a quel terribile dubbio; ma le parole del dottore non furono affatto consolanti: indici tumorali totalmente alterati decretavano la presenza di un tumore nel corpo di Andrea.
Il giorno più brutto della sua vita era appena cominciato e lui non sapeva come fare ad affrontarlo: era meglio parlarne con la moglie o lasciarla all’oscuro di tutto? Andare da Marco, suo caro amico di sempre che già aveva affrontato una situazione simile? O parlarne con il figlio maggiore per poi trovare le parole giuste da poter dire al resto della famiglia?
Penso invece che, per il momento, voleva tenere tutto per sé questo problema.
Decise di prendere la sua moto per andare nel posto in cui di solito gli si schiarivano le idee, su, in cima alle montagne, dove, guardando il “mondo“ da quella prospettiva, ritrovava la forza giusta per affrontare le difficoltà della vita.
Come previsto, in cima alla vetta c’era un bel sole e ciò animò subito la sua speranza, immaginando di aver lasciato il suo problema laggiù nella valle, immerso nel mare della nebbia.
Arrivò, però alla conclusione che dopo tutto non sarebbe mai riuscito ad affrontare da solo questo momento difficile. E decise di confidarsi con Marco.
Fu così che i due amici si incontrarono e parlarono per ore e ore di quello che era successo negli ultimi giorni e di ciò che Andrea provava: paura, smarrimento, pentimento, incredulità … e di tutto ciò che avrebbe voluto fare nella sua vita.
Marco seguiva, ascoltava attentamente ogni singola parola e provava dentro di sé un dolore che già conosceva, con un desiderio grande di aiutare Andrea.
Inevitabilmente la sua mente ripercorse attimi della loro lunga amicizia, i più belli, i più difficili, quei momenti che avevano dato origine in lui a tante emozioni; capì che cosa avrebbe dovuto fare per il suo amico: usufruire del poco tempo rimasto per far vivere ad Andrea quelle esperienze che forse non avrebbe mai più avuto il tempo di regalarsi e renderlo felice in quell’ultimo periodo della sua vita, prima che fosse stato troppo tardi.
La moto era la passione che li legava da sempre e fu per questo che Marco cercò di fare una sorpresa ad Andrea, organizzando, una giornata presso il più famoso circuito motociclistico, in cui avrebbero potuto guidare una moto su pista.
Avvertì Andrea del fatto che il giorno dopo sarebbero partiti, ma non accennò minimamente alla destinazione: “fidati di me e vedrai!”, gli disse Marco
Andrea si lasciò coinvolgere dall’amico e giunti alla meta, il suo viso si illuminò di gioia e stupore allo stesso tempo.
Seguirono il corso di pilotaggio e metà pomeriggio salirono in moto e girarono in pista: un sogno che si avverava, un’emozione per i due amici indescrivibile.
Fu la volta del lancio col paracadute: una sfida tanto discussa, ma mai realizzata.
Marco addirittura prese un giorno di ferie per poter organizzare tutto e bene e solo da due giorni dopo i due salirono sull’aereo e, ad una certa altezza si lanciarono nel vuoto, impauriti, increduli, emozionati. Fu proprio durante il lancio che Andrea pensò alla sua vita, alle gioie vissute, ma soprattutto al fatto che grazie ad un amico era riuscito ad affrontare felicemente quei giorni che si prospettavano come i più brutti della sua vita.
Così visse questa nuova avventura che si concluse con successo e soddisfazione.
In quel tempo, tutti gli furono ancora più vicini e fecero vivere ad Andrea momenti di affetto indimenticabili.
Egli sentì profondamente la forza dell’amicizia di Marco, che lo ascoltava, lo consigliava, lo rassicurava.
Penso a tutte le cose belle vissute e si rese conto di essere cambiato, questa sua grande sciagura gli stava insegnando una cosa: aveva imparato a distinguere le cose superflue da quelle autentiche cioè le cose che hanno veramente valore: L’amicizia, l’amore dei cari, la condivisione.
E proprio mentre era assorto nei suoi pensieri venne “svegliato” dalla suoneria del suo cellulare che squillava nella tasca:
“buon pomeriggio signor Rossi, sono il caporeparto dell’ospedale, mi dispiace disturbarla in questo momento, ma devo informarla di un gravissimo avvenimento. Il giorno in cui lei è venuto per ritirare i risultati delle sue analisi, c’è stato un terribile sbaglio.
La sua cartella cinica è stata scambiata con quella di un altro paziente: lei è solamente afflitto da un lieve disturbo. Non sappiamo davvero come sia potuto accadere, le chiediamo scusa e sappia che abbiamo già preso provvedimenti affinché ciò non risucceda mai più.
Andrea non credeva alle sue orecchie e col cuore che batteva all’impazzata, disse semplicemente:
“non si preoccupi, arrivederci” e riattaccò il telefono.
E fu così che Andrea capì quanto la vita fosse bella, in ogni suo aspetto, ma soprattutto quando necessiti di essere vissuta pienamente giorno per giorno, come se ogni giorno fosse l’ultimo.
Con ottimismo, ripartì per la sua vita, una nuova autentica vita
Eleonora Forni